Export di Prodotti Italiani e Dazi USA: Come Cambia il Commercio con l’America

Reazioni e strategie per le aziende italiane

Antonello De Fortuna di Radio Radicale intervista Lucio Miranda, presidente di ExportUSA, il 3 aprile 2025

[→ clicca qui per ascoltare l'intervista integrale sul sito web di Radio Radicale]

Lucio Miranda nell'intervista a Radio Radicale

Radio Radicale ha intervistato Lucio Miranda, presidente di ExportUSA, all’indomani dell’annuncio dell’amministrazione Trump sull’introduzione di nuovi dazi generalizzati verso tutti i paesi. Una misura che ha colto di sorpresa anche gli addetti ai lavori e che avrà un impatto rilevante sugli scambi commerciali con gli Stati Uniti.
 

“Non è la fine, ma l’inizio delle negoziazioni”

Secondo Miranda, la mossa americana rappresenta l’avvio di una fase negoziale piuttosto che un colpo definitivo. Il nuovo ambasciatore americano per l’Italia e la visita del vicepresidente Vance nel periodo pasquale indicano che le trattative tra Washington e i singoli stati sono già iniziate. Ci si attende un periodo di transizione turbolenta che potrebbe stabilizzarsi entro la fine del 2025.
 

Non un dazio reciproco, ma un calcolo arbitrario

Miranda sottolinea come i dazi annunciati non corrispondano alla logica del “dazio reciproco”, ma derivino da un calcolo arbitrario basato sul deficit commerciale e su variabili come la presunta manipolazione valutaria e le barriere non tariffarie. Un metodo, afferma, che somma elementi poco oggettivi fino ad arrivare a cifre come il 39% di dazio.
 

Chi rischia di più?

I prodotti di lusso e specializzati, secondo Miranda, non subiranno grandi contraccolpi, ma subentrano nuovi fattori di criticità. Il cambiamento nei modelli di consumo americani, in particolare tra le nuove generazioni, e la flessione generale del mercato del lusso, rendono più vulnerabili quei settori che finora sembravano protetti.

Più esposti, invece, i settori agroalimentari: un aumento del 20% su vino, formaggi e specialità italiane potrebbe penalizzarne la competitività. Meno esposti i beni industriali, grazie alla loro forte componente tecnologica e al risparmio che garantiscono nel lungo periodo ai buyer americani.
 

Soluzioni concrete per le imprese italiane che esportano negli USA

Tra le soluzioni:

“La strategia non può essere l’attesa, ma l’adattamento”, ha dichiarato Lucio Miranda.


Lucio Miranda racconta di come associazioni di categoria italiane stiano già lavorando a modelli di distribuzione in loco, per ottimizzare costi, tempi e margini.

La trascrizione dell'intervista:

Antonello De Fortuna di Radio Radicale intervista Lucio Miranda, presidente di ExportUSA

Radio Radicale
Parliamo di politica commerciale, il day after dell'annuncio dei dazi da parte dell'amministrazione statunitense. Ne parliamo con Lucio Miranda, che è presidente di ExportUSA, società di servizi e consulenza per le aziende italiane che vogliono vendere o fare impresa negli Stati Uniti con le strategie giuste.
A questo punto che cosa possiamo dire?

Lucio Miranda
Possiamo dire che, prima cosa, non ce l'aspettavamo così, pensavamo avrebbero fatto in modo diverso.
Comunque, è andata così.
Mi sento di dire che questa non è la fine, ma è il punto di partenza di una serie di negoziazioni che partiranno da subito. Già abbiamo sono due piccole anticipazioni.
Anzitutto c'è il prossimo ambasciatore americano per l'Italia che, in un'audizione al Senato americano, ha detto che l'Italia dovrebbe importare meno petrolio dalla Libia. Quindi, leggendo tra le righe, la domanda è: da dove lo importo allora quel petrolio che non importo dalla Libia?
L'altra cosa è che il vicepresidente Vance sarà in visita in Italia la settimana di Pasqua.
Sono due porte semi aperte. Da qui partirà tutta una serie di negoziazioni con i vari stati, ci aspettiamo.
Per cui ci saranno un po' di mesi di disequilibrio per arrivare poi molto probabilmente a una fase di equilibrio più o meno permanente per fine 2025 inizio 2026. Questa è un po' la visione delle cose.

Antonello De Fortuna
Cosa vuol dire che "se l'aspettava un po' diversa"?

Lucio Miranda
Parlavano di dazio reciproco: il dazio reciproco da sempre vuol dire quello che tu imponi di dazio a me, io impongo a te. E quindi noi avevamo calcolato i dazi medi ponderati per importare sia in America che in Europa e il dazio medio ponderato per importare in Europa negli Stati Uniti è più o meno sul 3.4%, in America è un pochino più basso e quindi il differenziale per noi è da 1,5 al 2 per cento, 2,5 secondo le categorie merceologiche. Invece è arrivata la scure, diciamo così, l'hanno calcolato in tutt'altro modo, hanno preso il deficit commerciale totale nell'America, visto quanto rappresenta il deficit commerciale di ogni singolo paese e quello è diventato il dazio che il paese applica secondo loro, quindi lo chiamano dazio reciproco e dicono che quello è il dazio applicato, ma non è così, lì c'è una variabile che è stata messa dentro, che è quella della manipolazione valutaria delle barriere non tariffarie: sono stati calcolati dei valori per valutare queste due variabili, le hanno assommate al dazio, hanno probabilmente assommato anche IVA e viene fuori 39, però vabbè, ti inventi due variabili, ci attacchi dei numeri, li sommi e dici che quello è il differenziale che serve.

Antonello De Fortuna
A questo punto però chi rischia di più? Ne abbiamo parlato assieme qualche settimana fa, e lei sosteneva che i prodotti di lusso o comunque quelli molto specializzati, restano comunque competitivi. Chi è che rischia di più adesso con questo tipo di impostazione?

Lucio Miranda
Allora, la Ferrari per esempio, a tutta risposta dell'aumento dei dazi ha aumentato i prezzi del 10%, come a dire che questa cosa dell'aumento dei dazi non li tocca. I prodotti di lusso: io entrarei un pochino in più negli stili di vita, nei modelli di acquisto, di consumo in America, del consumatore americano e delle nuove generazioni, perché cosa sta cambiando? Quello è il punto. Allora, il lusso sta cambiando in tutto il mondo: in Cina sono crollati i consumi, gli acquisti sono crollati e sono scese le vendite anche in America, non crollate ma scese, il mercato si sta orientando verso un diverso tipo di lusso, questo aumento di prezzo su questo tipo di cambiamento dell'approccio di mercato non aiuta di sicuro. Per quanto riguarda i prodotti alimentari, quindi tutto l'alimentare, il vino, il grana, il pecorino, tutte le nostre specialità, un aumento del 20% anche lì non fa bene. Sui beni industriali li vedo più protetti, perché comunque i nostri beni industriali, che sono poi la spina dorsale dell'export italiano, hanno una fortissima componente tecnologica di valore aggiunto.

Antonello De Fortuna
I prodotti industriali italiani convengono perché magari alla fine del processo industriale fanno risparmiare, quindi possono anche spendere qualcosa in più.

Lucio Miranda
Esatto. Io sposterei un attimo il punto di vista, perché non possiamo piangerci addosso, dobbiamo capire come dobbiamo fare e quindi quali sono le soluzioni.
Allora, prima cosa, tutto ciò che sono servizi e beni digitali dai dazi non vengono toccati: io vendo software o servizi di qualsiasi tipo, tutto questo mi tocca. La seconda cosa è che tutte le spedizioni il cui valore è inferiore agli 800 dollari, quando vengono spedite direttamente dall'Italia, non pagano dazio. Quindi qua l'e-commerce ha dei vantaggi.
Poi l'altra cosa che prenderei in considerazione è di cercare di ristrutturare le catene di distribuzione.
E' ironico che dica questa cosa perché negli ultimi due giorni ci sono arrivati due contatti da parte di associazioni di categoria che vogliono fare proprio questo, vogliono associarsi per creare una distribuzione in America per i prodotti italiani. Perché è importante farlo? Perché tagliando un passaggio che può essere quello del distributore americano, tagli una parte di ricarico, che recupera e più che compensa un dazio del 20%. Quindi diventi l'importatore di te stesso e per contenere i costi, per avere un'azione commerciale migliore dove è possibile, tu diventi l'importatore.

Antonello De Fortuna
L'ironia è che la presenza straniera da questo punto di vista aumenta per Trump.

Lucio Miranda
Non è che tutti adesso riescono a fare questa cosa. Questa è una strategia commerciale per riuscire a fronteggiare questa situazione quantomeno nel medio periodo. A questo punto invece di essere il brand A che esporta e vende al distributore americano, il brand A si mette insieme a B, C, D, E, F. Insieme creano una struttura commerciale, una loro società americana negli Stati Uniti e a questo punto la loro società importa per tutti e distribuisce. Quando vende al cliente finale americano non ricarica quello che normalmente un distributore indipendente ricaricherebbe.
In questo modo abbiamo annullato l'effetto del dazio del 20%. Quindi ci vuole uno sforzo di investimento, inventiva, volontà e risorse per capire la situazione e reagire.

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