Esportare negli USA: Come le Aziende Italiane possono reagire alla minaccia dei dazi

[Oliviero Bergamini intervista Lucio Miranda nell'episodio 51 "Dazi nostri" di America7 su RaiPlay Sound → Vai all'ascolto]

Lucio Miranda di ExportUSA intervistato su America7

Quanto deve temere l'Italia dai dazi doganali di Trump? E che cosa comprano davvero da noi gli Americani?

Da Oliviero Bergamini Lucio Miranda offre un'analisi lucida ed inedita della questione dei dazi doganali di Trump e del loro impatto sull'Italia. Contrariamente a narrazioni allarmistiche, emerge un quadro più complesso, in cui i dazi sono utilizzati soprattutto come strumento politico e in cui l'Italia può sfruttare le proprie capacità negoziali e il dinamismo dei singoli Stati americani per continuare a crescere sul mercato statunitense.


OLIVIERO BERGAMINI
In inglese si chiamano tariffs, in realtà in italiano si parla di dazi doganali. Donald Trump li usa ampiamente nella sua nuova amministrazione, li ha imposti e poi ritirati rispetto alla Colombia, temendo che quel paese accogliesse i migranti irregolari colombiani rimpatriati dagli Stati Uniti, li ha imposti e poi sospesi con Canada e Messico, anche qui ottenendo alcuni accordi relativi a un confine, relativi a un traffico di stupefacenti, soprattutto che arrivano dal Messico. Li ha in parte imposti, in parte sono minacciati nei confronti della Cina e qui c'è un campo aperto per possibili negoziati e si attende anche, come più volte Trump ha annunciato, che dazi doganali arrivino anche nei confronti dei paesi europei e dell'Europa nel suo complesso.
Ma quanto potrebbero incidere sull'economia italiana dazi doganali applicati appunto alle merci che l'Italia esporta negli Stati Uniti e come potrebbe impattare questa decisione su un mercato americano, da una parte, e sulle possibilità che gli italiani, le imprese italiane, hanno di operare negli Stati Uniti?
Donald Trump usa i dazi come arma politica prima ancora che come arma concretamente economica. Da tempo, da sempre si può dire, sostiene che ci sono alcuni paesi che hanno nei confronti degli Stati Uniti delle bilance commerciali in attivo a loro favore che sono ingiuste per l'economia americana e quindi che vanno riequilibrate a suon di dazi commerciali, di tariffe, come si dice in inglese.
E poi c'è un utilizzo politico: minacciare o applicare i dazi per ottenere concessioni in altri settori.
Grande paura e grande preoccupazione in Europa, dove i paesi si stanno muovendo in ordine abbastanza sparso. C'è chi afferma che bisogna reagire su eventuali dazi americani imposti alle merci europee, rendendo pan per focaccia, difendendo i propri interessi, come ha detto Emmanuel Macron.
C'è invece chi è più arrogante, chi dice che si troverà una soluzione, chi sottolinea che le economie tra Stati Uniti, Europa e altri paesi sono in fondo complementari e quindi è meno preoccupato.
Ma per quanto riguarda in particolare l'Italia, per aiutarci a capire che cosa ci potrebbe aspettare, abbiamo in linea Lucio Miranda, fondatore e presidente di ExportUSA, che è una società che da molti anni si occupa proprio di export italiano negli Stati Uniti e più in generale di aiutare le imprese italiane a operare in America.
Allora, cominciamo dall'inizio. Quanto è grosso l'export italiano negli Stati Uniti? Quanto pesa rispetto ad altre esportazioni in altri paesi?

LUCIO MIRANDA
L'export italiano nel 2023 ha raggiunto 67 miliardi di euro e quindi pesa per l'11% sul totale delle esportazioni italiane nel mondo. Per contro l'Italia ha importato merci e beni dagli Stati Uniti per un totale di 25 miliardi di euro e quindi ha un forte avanzo commerciale nei confronti degli Stati Uniti, perché stiamo parlando di 42 miliardi di euro.

OLIVIERO BERGAMINI
Cioè l'Italia vende agli Stati Uniti 42 miliardi in più di quanto gli Stati Uniti vendono all'Italia in pratica.

LUCIO MIRANDA
Esatto. C'è una piccola sfumatura però che dovrebbero tenere presente in sede negoziale. Qui stiamo parlando della bilancia commerciale afferente a prodotti e merci. Poi però c'è tutto un altro mondo, quello fatto di servizi, dove tipicamente gli Stati Uniti sono in avanzo commerciale rispetto non solo dell'Italia ma di tutto il resto del mondo.
Storicamente gli Stati Uniti hanno sempre avuto un deficit commerciale per ciò che riguarda merci e servizi. Ma allo stesso modo, storicamente, hanno sempre avuto un avanzo per tutto ciò che riguarda la bilancia commerciale per i servizi.

OLIVIERO BERGAMINI
Che cosa intende per servizi?

LUCIO MIRANDA
Per servizi intendo ad esempio le royalties, servizi assicurativi, servizi finanziari e poi c'è un'altra area grigia fatta di servizi che sono tutte le attività delle big tech: quando Google vende servizi di pubblicità in America a cosa siamo di fronte? E' un'esportazione? E' una vendita? E' un'area un po' grigia perché con l'attuale normativa fiscale vigente in Italia, ma anche in Europa, è molto facile per le big tech evitare di essere tassate in Italia, in questo caso per i servizi offerti in Italia.

OLIVIERO BERGAMINI
Quindi c'è il problema per cui le big tech fanno dei soldi, hanno dei guadagni in Italia che dovrebbero essere conteggiati in questo bilancio complessivo dei rapporti tra le due economie.
Un'altra cosa che spesso non si sa è che in realtà l'Italia negli Stati Uniti non esporta soltanto quanto si crede normalmente come prodotto principale e cioè tutti i prodotti alimentari, made in Italy, il cibo, la pasta, il vino o la moda. In realtà il settore food alimentare e il settore moda pesano complessivamente per meno del 20% delle esportazioni italiane negli Stati Uniti. È così? Ci puo spiegare che cosa soprattutto l'Italia vende agli americani?

LUCIO MIRANDA
La verità è che moda, design, fashion, prodotti alimentari, non sono una vera e propria macchina industriale anche perché sono legate al mondo delle star, al mondo del cinema, al mondo dell'influenza e quant'altro. E quindi sono quelle categorie produttive che catturano le prime pagine dei giornali, l'attenzione dei media, ma in realtà la spina dorsale dell'export italiano negli Stati Uniti, ma anche nel resto mondo, è fatta da beni industriali, quindi componentistica, macchinari, meccanica, automazione industriale e poi c'è anche un'altra forte componente fatta di prodotti farmaceutici e parti per veicoli. Quindi questo è il vero zoccolo duro delle esportazioni italiane in America, ma anche poi nel mondo.
E' comprensibile che un giornale metta in prima pagina e catturi l'attenzione per un macchinaio che fa per esempio piegatura metalli a freddo, molto meglio mettere la nuova collezione di quello o quell'altro stilista perché tutti quanti pensano che l'export italiano sia fatto di food and fashion.

OLIVIERO BERGAMINI
Questo ci aiuta a ricordare due cose: uno che l'Italia è un grande paese industriale e che esporta dei manufatti di altissima qualità che hanno un alto valore aggiunto e pesano, ripetiamo, per il 60-70% di quello che è il valore delle merci esportate negli Stati Uniti. E poi che bisogna anche guardare in un modo diverso alle potenziali tariffe doganali, potenziali dazi che Washington potrebbe imporre all'Italia perché la prima cosa a cui si pensa è, Trump metterà dazi su un parmigiano, su uno spumante, oppure sugli abiti di lusso, sulle borse di lusso, mentre questo settore è in realtà minoritario.
Che cosa potrebbe succedere? C'è un esempio di quando Trump ha imposto alcuni dazi su merci italiane nella precedente amministrazione. E com'è andata?

LUCIO MIRANDA
Furono imposti per l'Italia sul Parmigiano e sui liquori, queste furono le due categorie daziate, poi però dobbiamo considerare che due voci importanti per l'export italiano, il vino e l'olio, non furono daziate, mentre furono applicati su olio e vino per esempio a Spagna, Francia, Germania. Quindi sì, abbiamo perso come paese delle quote export relative a liquori e Parmigiano, ma ne abbiamo guadagnate non poco rispetto all'export di olio e vino. Quando tiriamo la riga come paese, come sistema export è andata bene, è aumentato il nostro battaglio commerciale all'estero perché di fatto questi dazi hanno spiazzato due forti concorrenti italiani per olio e vino, Francia e Spagna, sul mercato americano.

OLIVIERO BERGAMINI
Quindi è importantissimo come poi verranno decisi questi dazi, quali merci colpiranno, c'è la possibilità da parte degli Stati Uniti di scegliere i singoli paesi e i singoli settori, però in questa amministrazione Trump usando anche i dazi in modo molto politico come arma negoziale, sembra avere un approccio per cui si tassano tutte le merci che vengono da un determinato paese. Potrebbe davvero essere così? C'è preoccupazione in Italia sotto questo profilo?

LUCIO MIRANDA
Guardiamo la realtà: Trump, ad oggi, non ha messo nessun dazio. Doveva metterli sul Canada e li ha ritirati dopo 24 ore. Doveva metterli sul Messico e ha fatto la stessa cosa. Sulla Colombia li ha ritirati dopo 48 ore. Ha messo il 10% di dazi sulla Cina, ma con il vantaggio di costo che ha la Cina nei confronti degli altri paesi, per qualsiasi categoria merceologica, il 10% non è nulla, non scalfisce nulla.
Per quanto riguarda l'Europa, sembrava che il giorno dell'insediamento dovesse essere il giorno del giudizio, in realtà quello che è stato detto riguardo ai dazi verso l'Europa è, costituiamo una commissione di inchiesta ed entro 90 giorni avremo un rapporto che ci dirà qual è la fotografia della situazione nei confronti di ogni paese. Quindi mi sembra veramente blanda come cosa e poi come giustamente diceva lei, i dazi li usa più come leva negoziale che non come strumento per riallineare gli sbilanci delle partite commerciali. Quindi il punto qua non è quello dei rapporti commerciali, perché l'obiettivo non è quello lì, l'obiettivo è di tipo politico e quindi serve organizzarsi in tal senso e avere una visione olistica, di insieme di tutti i rapporti nei confronti degli Stati Uniti: commerciali, politici, geopolitici, prospettici, perché se ci fermiamo ai numeri, quanto è il dazio, il tuo dazio, il mio dazio, se ci chiudiamo in questa ottica abbiamo già perso, come Europa abbiamo già perso, perché per la gran parte dei prodotti delle categorie merceologiche i dazi americani sono più bassi dei nostri nei confronti degli Stati Uniti.

OLIVIERO BERGAMINI
Che infatti è una delle argomentazioni di Trump, che dice che l'Europa mette i dazi sulle merci americane in tanti settori e noi invece abbiamo dazi inferiori nei confronti delle merci europee. Posso dare qualche dato, perché così ci rendiamo conto?
Allora l'Europa esporta verso gli Stati Uniti complessivamente tra i 650 e i 700 miliardi circa, che è un po' meno di quanto esporta la Cina e anche di quanto esportano il Canada e il Messico, che sono in realtà i due primi partner commerciali nei confronti degli Stati Uniti. Queste cifre sono corrette?

LUCIO MIRANDA
Sì, sono corrette.

OLIVIERO BERGAMINI
E dentro questo, ricordiamo che la Germania ha un'esportazione verso gli Stati Uniti che è quasi tre volte, anzi più di tre volte quella italiana e dopo la Germania ci sono i Paesi Bassi e poi arriva anche l'Italia, che comunque nei confronti degli Stati Uniti ha un export significativo, il mercato americano è il secondo mercato di esportazione per l'Italia dopo quello tedesco.
Fatta questa fotografia di numeri, che sono importanti, quindi la possibilità di avere dazi sulle merci italiane dal vostro osservatorio sembra meno drammatica, meno impressionante di quanto dicano spesso i giornali. E poi mi sembra di capire che bisogna anche vedere cosa fanno i singoli Stati, non solo il governo federale, è così? Ci può spiegare perché?

LUCIO MIRANDA
Esatto, noi pensiamo che l'obiettivo dell'amministrazione Trump sia quello di instaurare negoziati bilaterali con ciascuno Stato, quindi non Stati Uniti-Europa, bensì Stati Uniti-Italia, Stati Uniti-Francia, Stati Uniti-Germania ecc., e negoziare concessioni o situazioni nuove con ciascuno Stato. Poi se si dovesse arrivare all'imposizione di dazi nei confronti dell'Europa, molto probabilmente quello che succederà è che alcuni Paesi saranno esentati, quali Paesi? Quelli con cui gli Stati Uniti hanno trovato il loro accordo.

OLIVIERO BERGAMINI
C'è anche un problema di rapporto tra le nazioni europee e i singoli Stati dell'Unione, degli Stati Uniti, che hanno a loro volta delle politiche commerciali magari più favorevoli o meno favorevoli.

LUCIO MIRANDA
La materia del dazio e il diritto doganale è materia federale, quindi gli Stati qui possono fare poco, però quello che fanno gli Stati americani ormai da 15 anni è quello di favorire l'ingresso di aziende straniere con tutto un sistema di incentivi. Per cui se io sono interessato a vendersi sul mercato americano e realizzo un investimento produttivo in uno Stato, tutti gli Stati competono per attirare questo investimento offrendo incentivi di vario tipo. Ogni anno a Washington, normalmente a giugno, quest'anno a maggio per la prima volta, ha luogo "Select USA" questa grande fiera dove tutti gli Stati americani si ritrovano e incontrano le aziende che vogliono investire in America e offrono loro e si discutono gli incentivi per l'insediamento industriale. Quindi gli Stati non intervengono su politiche di questo tipo, anche se possano fortemente influenzare le decisioni federali e da sempre hanno un atteggiamento molto aperto nei confronti degli investitori stranieri e offrono tutta una serie di incentivi per portarli nel loro Stato rispetto che nell'altro.

OLIVIERO BERGAMINI
Incentivi che quindi per via indiretta potrebbero anche compensare l'effetto delle tariffe doganali nazionali, questo è un po' il senso?

LUCIO MIRANDA
Se pensiamo che magari da una parte prendo gli incentivi dallo Stato americano, dall'altra lavoro magari con SIMEST per i finanziamenti all'internazionalizzazione, insomma il vantaggio per un'azienda italiana non è poco, anche perché se poi realizzo un impianto produttivo o anche solo di assemblaggio in America, il discorso cambia completamente perché se io costruisco in America il dazio non c'è.

OLIVIERO BERGAMINI
Quindi è un quadro molto più articolato e complesso di quanto si possa immaginare. In chiusura però mi chiedo come ci si aspetta che andrà il rapporto tra economia italiana ed economia americana in futuro? Qual è la sua previsione? Si va verso una contrazione oppure a suo avviso anche con questa amministrazione Trump la dinamica continuerà a essere positiva per la nostra economia nei confronti di quella americana?

LUCIO MIRANDA
Noi siamo fiduciosi e pensiamo che il trend positivo continuerà, siamo fiduciosi perché come dicevamo i dazi siano usati più come leva negoziale politica che non come effettivamente uno strumento di equilibrio e di disparità commerciali e quindi il discorso si sposta completamente su altre sfere e in questo senso penso che l'Italia sia molto ben apprezzata in questo momento per negoziare a livello federale con l'America, con la nuova amministrazione e quindi ci sentiamo molto fiduciosi, di sicuro non mi fai prendere del panico perché poi alla fine dei conti il mercato americano è il mercato e l'economia che in questo momento e in tutto il mondo rispetto a tutte le altre economie sta andando meglio.

OLIVIERO BERGAMINI
Quindi niente panico e niente preoccupazione ma casomai prepararsi a negoziare, prepararsi a usare tutte le possibilità anche tecniche e amministrative e legali per rinforzare questo rapporto.

Articoli correlati

Partecipare a SelectUSA 2025
07 Febbraio 2025

Incentivi per investire negli USA

SelectUSA 2025 - 10 - 14 Maggio 2025 Gaylord National Resort & Convention Center in National Harbor, Maryland

vedi
partecipazione di ExportUSA a trasmissione televisiva su insediamento presidente americano
21 Gennaio 2025

Dazi USA: la negoziazione bilaterale stato per stato

Con l'America si prospetta uno scenario di trattativa commericale one-to-one

vedi
Finanziamenti all'esportazione SIMEST
01 Febbraio 2024

Finanziamenti agevolati all'export

Ripartono i finanziamenti per esportare negli Stati Uniti e per l'ingresso sul mercato americano con SIMEST

vedi
Dal 3 Maggio partono i nuovi finanziamenti agevolati SIMEST per entrare sul mercato americano
31 Luglio 2023

SIMEST per il mercato USA

Nuovi finanziamenti agevolati SIMEST per entrare sul mercato americano a partire dal 27 Luglio 2023

vedi
Mappa dello Stato di New York dove aprire un'attività o uno stabilimento produttivo
18 Dicembre 2024

Produrre nello Stato di New York

Aprire un impianto di produzione o uno stabilimento nell'Empire State

vedi
Mappa dell'Ohio dove aprire un impianto di produzione o uno stabilimento produttivo in America
10 Luglio 2024

Produrre in Ohio

Aprire un impianto di produzione o uno stabilimento produttivo in Ohio

vedi
SelectUSA sugli investimenti negli USA Washington, D.C., 23-26 Giugno 2024
05 Aprile 2024

Incentivi statali per investire sul mercato americano

Decimo Summit di SelectUSA sugli investimenti negli USA (Washington, D.C., 23-26 Giugno 2024), il più importante evento mondiale per la promozione degli investimenti negli USA

vedi
investimento greenfield per produrre negli Stati Uniti
07 Marzo 2024

Realizzare un investimento produttivo negli Stati Uniti

Produrre negli Stati Uniti: Acquisire un’azienda oppure realizzare un impianto greenfield

vedi