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31 Gennaio 2025
Commenti e Analisi sull'economia USA
Gli aggiornamenti ed i commenti di ExportUSA sull'andamento e le prospettive dell'economia USA
Lucio Miranda, presidente di ExportUSA, interviene nella trasmissione RAI TV7 intervistato da Claudio Pagliara l'8 febbraio 2025
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Philadelphia, il più grande mercato di Fentanyl a cielo aperto degli Stati Uniti. Un girone dell'inferno nel quale è facile entrare, quasi impossibile uscire.
Qui, l'oppioide sintetico che sta facendo strage nelle strade americane viene spesso tagliato con un potente analgesico per cavalli. Questo ne prolunga gli effetti, ma provoca piaghe così gravi da richiedere l'amputazione dell'arto colpito.
Ogni anno, il Fentanyl provoca 70.000 morti per overdose negli Stati Uniti, una vera e propria strage.
Per comprendere una delle prime decisioni di Donald Trump, imporre dazi del 10% sulle merci cinesi e del 25% su quelle del Canada e del Messico, bisogna partire da quest'emergenza sanitaria.
La Cina esporta precursori chimici del fentanyl che vengono assemblati in laboratori clandestini in Canada e Messico e poi introdotti negli Stati Uniti da contrabandieri trasfrontalieri.
L'obiettivo dichiarato del Presidente americano è quello di fermare questo traffico di morte. La Cina di Xi Jinping, poco inclina a subire pressioni, ha reagito aumentando a sua volta le tariffe su alcuni prodotti importati dagli Stati Uniti.
Messico e Canada, invece, hanno annunciato misure per rafforzare i controlli alla frontiera. Trump le ha giudicate un primo passo nella giusta direzione e ha deciso di sospendere i dazi per un mese.
JOSHUA MELTZER, Brooking Institution
"Il Canada ha annunciato che spenderà 1,5 miliardi di dollari per rafforzare il controllo delle frontiere.
Il Presidente del Messico ha creato una task force per affrontare il problema del Fentanyl che in realtà è principalmente un problema legato ai cartelli della droga. Tutto ciò ha portato alla decisione di posticipare per ora i dazi."
Messico e Canada sono due tra i principali partner degli Stati Uniti.
Una guerra commerciale tra questi paesi avrebbe effetti economici devastanti a livello globale. La rapidità con cui Trump è tornato sui suoi passi dopo aver incassato concessioni modeste è una spia di come intende utilizzare i dazi. La parola più bella del dizionario, ripete.
LUCIO MIRANDA, presidente di ExportUSA:
"Direi che rispetto alla precedente amministrazione Trump non cambia niente. Questa è la nostra opinione. Non cambia niente nel senso che come è stato vero per la prima presidenza Trump riteniamo che sarà lo stesso anche qui.
E quindi i dazi in realtà vengono usati come leva negoziale per poter arrivare ad alcuni obiettivi con i vari paesi. Quindi non ci saranno più questi grandi accordi multilaterali, ci saranno degli accordi bilaterali Stati Uniti-Italia, Stati Uniti-Germania, Stati Uniti-Francia e così via..e a ciascun paese l'amministrazione Trump chiederà un qualche cosa."
Dopo Cina, Canada e Messico nessun dubbio, toccherà a noi.
JAMES FONTANELLA-KHAN, Financial Times:
"Il rischio di dazi importanti è palese. E' fondamentalmente un modo che Trump usa per spaventare anche gli alleati. La politica commerciale di Trump non possiamo staccarla anche dalla politica della difesa americana. Quindi io prevedo un Trump che dice se non volete che vi metta i dazi cominciate a spendere di più sulla spesa della difesa."
JOSHUA MELTZER, Brooking Institution:
"Trump è particolarmente preoccupato per il disavanzo commerciale che gli Stati Uniti hanno con diversi paesi europei tra cui l'Italia e la Germania. Di conseguenza è probabile che nei suoi prossimi annunci su dazi e tariffe venga incluso un aumento delle imposte sulle importazioni europee."
Durante il primo mandato Trump ebbe un occhio di riguardo verso l'Italia. Impose dazi solo sul parmigiano e sui liquori. Ai nostri partner europei andò molto peggio. Le previsioni degli operatori sono che anche questa volta l'Italia sarà colpita in modo marginale.
Giocano a nostro favore gli eccellenti rapporti tra Trump e la premier Giorgia Meloni.
LUCIO MIRANDA, presidente di ExportUSA:
"Sembra che la sintonia sia più che buona e con l'amministrazione di Trump, in particolare con il presidente Trump sappiamo che questo aspetto, quello della relazione personale è molto importante. E quindi in questo senso tutto questo mi fa ben sperare."
L'uso che il capo della Casa Bianca intende fare dei dazi colpendo sia alleati sia rivali degli Stati Uniti ha un rischio, quello di frenare la crescita a livello globale. È la fine della globalizzazione?
JOSHUA MELTZER, Brooking Institution:
"Non direi che la globalizzazione sia finita. È una fase in cui gli Stati Uniti, l'Europa e altri paesi stanno cercando di ridurre il commercio con la Cina e di rafforzare gli scambi tra alleati.
Tuttavia l'imposizione di nuovi dazi potrebbe complicare questo processo creando un clima di incertezza. E quando le aziende non sanno cosa aspettarsi tendono a ritardare investimenti decisioni aziendali e assunzioni il che può rappresentare un freno per l'economia. Tuttavia non credo che questo segni la fine della globalizzazione piuttosto una sua evoluzione".
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